Vaccino. E’ una parola che sentiamo spesso oggigiorno e che, purtroppo, in molti causa inquietudine se non addirittura paura e rifiuto. Non siamo qui per discutere i lati meramente sociali e psicologici di tale terminologia, ma solamente di quelli pratici e scientifici. Dato che circa il 50% degli italiani (Sondaggio Euromedia per Italpress) sembra che siano dubbiosi o che si rifiuteranno di sottoporsi al vaccino per il COVID-19, mi sono proposto di tentare di spiegare come esso funzioni e di tranquillizzare gli indecisi.
Ma cos’è un vaccino? Secondo la Treccani è una “preparazione rivolta a indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva”. Esistono vari tipi di vaccino che sfruttano meccanismi molto diversi per dare il medesimo effetto e lo si può fare in maniera preventiva (detto vaccino profilattico) o durante il corso di un’infezione (detto vaccino terapeutico). Quello per il COVID-19 sviluppato da Pfizer si chiama mRNA BNT162b2 e, come suggerisce il nome, sfrutta un mRNA ed è di tipo profilattico. La “m” in mRNA sta per messaggero e credo renda bene l’idea di quale sia lo scopo di questa molecola; infatti viene prodotto partendo dal DNA e agendo come un suo ambasciatore ne trasporta le informazioni in esso contenute, che poi vengono lette e tradotte in un altro “linguaggio”, quello delle proteine. Tramite tale processo avviene quindi la sintesi proteica che permette il mantenimento e la sopravvivenza di ogni essere vivente.
Ora che abbiamo compreso le basi possiamo passare al vaccino vero e proprio che sfrutta un particolare mRNA derivato dal virus causa del COVID (poiché ricordiamo che COVID non è il nome del virus ma della patologia da lui sviluppata). Esso viene precedentemente rivestito da una vescicola fatta di grassi che impedisce la sua degradazione e che il sistema immunitario lo aggredisca rendendo la terapia inefficace, viene poi iniettato sotto pelle per aumentarne l’efficacia. Il composto viene integrato da vari tipi cellulari che integrano l’mRNA, lo leggono e traducono formando le famose proteine Spike del virus che permette l’attivazione delle difese immunitarie (come vediamo qui sotto).
Il risveglio delle difese avviene poiché le cellule, credendo che il corpo sia sotto attacco, vengono attivate dal riconoscimento delle Spike e preparano il nostro organismo alla guerra contro gli invasori. Esse migrano nei linfonodi, dove molte cellule immunitarie risiedono, e le richiamano alla battaglia. Ovviamente non vi è nessuna battaglia da combattere poiché il vaccino non contiene nulla che sia pericoloso per il nostro organismo, ma, come ci insegna la Storia, una volta che viene dichiarata guerra non ci si può più tirare indietro e i "soldati" del nostro organismo entrano in azione causando quei famosi effetti collaterali di cui sentiamo molto parlare (qui sotto vediamo un sunto di tale processo).
Tramite l’attivazione di cellule immunitarie della memoria presenti nei linfonodi, esse “ricordano” il nemico e nel caso di un secondo attacco potranno velocizzare la risposta del nostro organismo proteggendoci per diverso tempo (in questo caso il periodo è ancora da definire). Siccome è stato visto che la protezione aumenta notevolmente (da 52% a 95%) dopo la seconda iniezione a distanza di 21 giorni, il nuovo farmaco verrà somministrato con tale posologia per massimizzarne l'effetto.
L’utilizzo di mRNA come vaccino è una invenzione piuttosto recente che fu ipotizzata negli anni ’90 ma non poteva essere applicato a causa delle limitazioni tecnologiche. Grazie ad esso infatti viene velocizzato di molto la produzione di vaccini (cosa che ovviamente ha giovato in questa pandemia) proprio perché è facile e veloce riprodurre grandi copie di mRNA virale. Inoltre è anche molto più sicuro rispetto a quelli precedenti (per quanto già lo fossero) poiché non vi è all’interno alcuna parte del virus che può causare alcuna patologia, ma solo possibili reazioni allergiche. L’unico grosso problema è che va conservato a basse temperature (-70/80°C) per evitare che la molecola si degradi in modo naturale, ma la ricerca sta lavorando per risolvere anche questo inconveniente.
Il vaccino è stato provato su circa 20 000 persone, che può sembrare un numero molto piccolo ma in genere il pool di volontari per farmaco si aggira sulle poche migliaia, in tutto il mondo di varie età ed etnie e non vi sono stati casi gravi neanche su un paziente. Gli unici effetti da prendere in considerazione sono stati febbre (0,8% del totale dopo la seconda dose) e dolore nella zona d’iniezione (78% nei più giovani dopo la seconda dose), ma sono tipici di questo tipo di vaccino ed entrambi erano di bassa intensità e passavano dopo 1-2 giorni. C’è anche da aggiungere che alcuni ai quali è stato somministrato il placebo (una sostanza inerte usata semplicemente per un raffronto con gli effetti del farmaco) hanno riportato effetti collaterali, ricordandoci che vanno presi in considerazione anche fattori psicologici oltre che fisiologici. Anche se non ci si aspettano gravi ripercussioni, per precauzione i partecipanti allo studio saranno comunque seguiti e controllati per i prossimi 2 anni per registrare possibili effetti avversi a lungo termine. Le uniche categorie di persone per le quali non è stato testato questo vaccino sono le donne incinte e i ragazzi al di sotto dei 16 anni che costituiscono l’unica falla che presto verrà colmata da nuovi studi.
Per concludere ci tenevo a rassicurare tutti quelli che hanno maggiormente dubbi sul farmaco dovuto alla velocità con qui lo stesso è stato progettato. Per farlo voglio che consideriate queste cose:
1. a differenza di tutti gli altri studi del tipo, questa volta la ricerca di fondi (che può occupare anche anni) è stata completamente nullificata dagli investimenti sia privati che statali, dando in sostanza una fonte virtualmente illimitata di denaro;
2. moltissimi laboratori di tutto il mondo hanno collaborato contemporaneamente allo stesso progetto scambiandosi rapidamente ed efficientemente le conoscenze;
3. trovare molti volontari di età ed etnie diverse è stato molto facile;
4. è stato scelto un vaccino a base di mRNA.
Tutti questi fattori sono entrati in gioco per rendere veloce un processo solitamente più lungo, ma senza bruciare le tappe e mantenendo quindi lo standard normale di sicurezza e di rigorosità richiesto dalla scienza moderna.
Bacchus
Riferimenti bibliografici:
-Pardi, N., Hogan, M., Porter, F. et al. mRNA vaccines — a new era in vaccinology. Nat Rev Drug Discov 17, 261–279 (2018)
- Sahin, U., Muik, A., Derhovanessian, E. et al. COVID-19 vaccine BNT162b1 elicits human antibody and TH1 T cell responses. Nature 586, 594–599 (2020)
-Safety and Efficacy of the BNT162b2 mRNA Covid-19 Vaccine, N Engl J Med 2020; 383:2603-2615
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