Si sa, il 7 dicembre è Sant’Ambroeus e per i Milanesi è un giorno di festa che si unisce alla celebrazione dell’Immacolata Concezione. Per gli studenti meneghini (al netto della situazione di quest’anno) significa principalmente una cosa, e cioè il ponte delle vacanze prima di Natale. Ma chi era Ambrogio e perché lo si festeggia in questo particolare giorno?
La vita di quest’uomo si pone nella tarda antichità dell’Impero romano. Nacque a Treviri nel 340, figlio di un alto funzionario imperiale, e fu educato sin da giovane a Roma, dove apprese il greco e studiò diritto e retorica. Dopo alcuni anni di incarichi pubblici, nel 370 fu nominato governatore dell’Italia settentrionale, con sede a Milano, assumendo un ruolo di sempre maggior rilievo all’interno della corte dell’imperatore Valentiniano I (bisogna ricordare che l’Impero romano era diviso in due imperi minori già da diversi anni e Milano era proprio la capitale della parte occidentale).
Ma erano anni di forti contrasti in materia religiosa, che opponevano non solo gentili (pagani) e cristiani, ma anche e soprattutto cristiani e altri cristiani: donatismo, manicheismo, arianesimo sono solo alcune delle eresie cristiane che andavano contro la dottrina codificata durante il concilio di Nicea (325). L’abilità di Ambrogio nel dirimere con equità i contrastasti fra cattolici e ariani gli valse l’apprezzamento di ambo le fazioni, il delicato equilibrio delle quali tuttavia sembrò precipitare nel 374 alla morte del vescovo Aussenzio, un ariano. Nel tentativo di sedare i disordini per la designazione del nuovo vescovo, il suo biografo Paolino da Milano racconta che Ambrogio si recò in chiesa: fu allora – si dice – che un bambino tra la folla prese a gridare «Ambrogio vescovo!, Ambrogio vescovo!» cui fecero seguito le voci degli altri astanti. Ma Ambrogio non se la sentiva proprio di assumersi quell’incarico e, come racconta una predella dell'altare di IX secolo a lui dedicato dal suo successore alla Cattedra milanese, Angilberto II, tentò persino la fuga a cavallo per evitare l’onere dell’episcopato. Dovette intervenire l’imperatore ed egli fu costretto a cedere. Il 7 dicembre del 374 fu ordinato vescovo di Milano, carica che mantenne fino al giorno della sua morte, avvenuta il 4 aprile dell’anno 397. Notevoli sotto il suo episcopato furono l’attività dottrinale antiariana e il suo atteggiamento di indipendenza di fronte all’imperatore, culminato nella penitenza imposta a Teodosio in seguito al massacro di Tessalonica del 390 (qui riproposta nell’opera del pittore fiammingo Antoon van Dyck, 1619-1620).
Dice di lui il suo più importante discepolo, Agostino: «La sua robusta eloquenza allora dispensava al Tuo popolo il fior di frumento, l’olio della letizia, la sobria ebrezza del Tuo vino.» (Confessiones V,13).
Paolo Di Carlo
Riferimenti bibliografici:
- Antichità classica, Garzanti, 2000
- Storia di Roma, Ed. del Prisma, 2017
- Agostino , Confessioni, BUR, 1974
Riferimenti fotografici:
- Antoon van Dyck, “L’imperatore Teodosio e Sant’Ambrogio”, 1619-20, National Gallery, Londra
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