Macabri spettri
- logosgiornale
- 1 mar 2021
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Anno 91 dopo Cristo. Roma. “Campo scellerato”, nei pressi della porta Collina, la più settentrionale fra le sedici porte che si aprivano nelle Mura Serviane. Apparentemente si tratta di un giorno come tanti altri, ma qualcosa scuote la chiassosa e affaccendata quotidianità romana. Quello che sta per consumarsi non è qualcosa a cui i cittadini romani sono abituati ad assistere e, per la verità, è un evento raro; ma l'imperatore Domiziano ha sentenziato: una donna verrà sepolta viva. Chi è costei?, E perché è costretta a una fine tanto macabra?
La donna di cui ci accingiamo a parlare era stata una delle più importanti figure pubbliche del suo tempo. Il suo nome era Cornelia Lentula, appartenente all’omonima gens, antica e blasonata tra le più illustri e, al momento della sua condanna era la Virgo Vestalis Maxima. Le vestali, sacerdotesse dedite al culto ancestrale di Vesta, godevano a Roma di un altissimo prestigio, dal momento che non erano soggette alla autorità del paterfamilias e potevano disporre dei propri beni e fare testamento. Accolte nel sacerdozio entro i dieci anni di età, dovevano restarvi per trent’anni, durante i quali vivevano nell'Atrium Vestae [il Tempio di Vesta], custodi del fuoco sacro di Roma. Ma il prezzo da pagare per questa vita di lustro, di agi e di privilegi era caro: costrette alla castità, la vestale che avesse perso la verginità sarebbe stata sepolta viva nel Campus sceleratus. Al termine di una solenne è lunga cerimonia, dopo aver attraversato la città su una lettiga e stretta con delle cinghie, essa giungeva al luogo del suo supplizio. Lì, coperta di veli, la sventurata veniva fatta scendere in una camera sotterranea dove erano stati allestiti un giaciglio, pochi viveri e una lanterna accesa. Quindi veniva murata viva, condannata alla sua agonia.
I principali testimoni di questo clamoroso evento furono lo storico Svetonio e l'erudito Plinio il Giovane i quali riportano i fatti abbastanza nel dettaglio. Secondo Plinio (Ep. IV, 11,6) l'imperatore Domiziano «essendosi interessato di seppellire vi va Cornelia, la grande Vestale, ritenendo con tale esempio di rendere famoso il proprio impero, avvalendosi della prerogativa di Pontefice massimo […] giudicò Cornelia colpevole di incesto» (incestum era infatti il termine, al posto dell'abituale stuprum, per indicare il rapporto sessuale con una vestale).
Riferiscono poi i due autori latini che parallelamente, e con punizione solidale a quella della sepoltura di Cornelia, i suoi stupratores sono flagellati a morte nel comizio.
Ma in questa macabra storia che ruolo cruciale lo giuoca appunto Il Princeps, l'imperatore Domiziano. Ecco le parole con cui ce lo descrive Cassio Dione (LXVII, 1), senatore e alto funzionario dell'amministrazione imperiale fra II e III secolo, autore di una “Storia romana” in ottanta libri: «Domiziano era arrogante e irascibile, ed era anche insidioso e dissimulatore, perciò, in conseguenza d’entrambe le cose, essendo irruente da un lato e capzioso dall'altro, non solo commeteva molte crudeltà ai danni di alcuni abbattendosi velocemente su di loro come un fulmine, ma li sottoponeva premeditatamente ha numerose angherie».
Gli autori antichi hanno versato fiumi di inchiostro per condannare la mostruosità di Domiziano e l’elenco dei suoi soprusi è incalcolabile. Riferisce Svetonio (VIII, 11): «La sua crudeltà non era soltanto grande, ma anche astuta è in inesorabile. Il giorno prima di far crocifiggere un tesoriere lo aveva convocato nella sua camera e lo aveva costretto a sedersi in capo al letto; quindi, dopo averlo mandato via tranquillo e rasserenato, lo aveva persino onorato con l’inviargli una porzione della propria cena». Ma le parole di maggior spregio sono pronunciate da Plinio, e proprio in occasione della condanna della Vestale: «Con l'arbitrio di un despota giudicò Cornelia colpevole di incesto; e ciò mentre egli stesso non solo aveva contaminato la figlia del proprio fratello, ma l'aveva anche uccisa».
Plinio, Svetonio, Cassio Dione con questi scritti ci hanno lasciato pennellate vivide di un'insana crudeltà. La spregiudicata follia sadica di Domiziano e l'agonia di Cornelia gettano un'ombra lugubre sul faro di Roma.
Paolo Di Carlo
Riferimenti bibliografici:
- Plinio il Giovane, Epistolario – Panegirico a Traiano, BUR, 2015
- Svetonio, Vite dei dodici Cesari, BUR, 2019
- Cassio Dione, Storia romana, BUR, 2020
- Eva Cantarella, I supplizi capitali, Feltrinelli, 2018
- Georges Dumézil, La religione romana arcaica, BUR, 2019
- Augusto Fraschetti, La sepoltura delle Vestali e la Città, Publications de l'École Française de Rome, 1984





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