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La storica svolta del presidente Sadat

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29 novembre 1947, all’Assemblea delle Nazioni Unite viene approvata la Risoluzione n.181, essa prevedeva la creazione di due entità statuali (una giudaica ed una araba) sul vecchio mandato britannico di Palestina.

Nonostante le due componenti etniche ed i rispettivi leader fossero entrambi scontenti di quanto deciso dall’ONU, il 14 maggio del 1948 venne dichiarata unilateralmente la nascita dello Stato di Israele, un giorno prima che l'ONU stessa, come previsto, ne sancisse la creazione.

Il 15 maggio, le truppe britanniche si ritirarono definitivamente dai territori del Mandato.

Lo stesso giorno, gli eserciti di Egitto, Transgiordania, Siria, Libano e Iraq attaccarono il neonato stato per porre immediatamente fine all’esistenza di uno stato ebraico nel medio oriente, dovettero tuttavia scontrarsi con la dura realtà, gli israeliani erano molto meglio organizzati e combattivi di quanto pensassero ed infatti gli eserciti arabi vennero bloccati e sconfitti, Israele era riuscito a garantire la propria esistenza, 700.000 palestinesi dovettero abbandonare le proprie case, la striscia di Gaza venne occupata dall’Egitto e la Cisgiordania dalla Transgiordania, ora nota semplicemente come Giordania.

Deve essere chiaro che nessuno stato arabo riconobbe mai l’esistenza di Israele, né tantomeno siglò con esso alcun trattato di pace; questa condizione di “piccola guerra fredda” continuò infatti per molti anni, con i suoi alti e bassi nonché momenti di forte tensione e/o guerra aperta come durante l’intervento a Suez del ‘56 o la guerra preventiva lanciata da Israele nel 1967 e che vide quest’ultimo conquistare il Sinai, le alture del Golan e la Cisgiordania.

Il tentativo di riprendere questi territori nel 1973 durante la sacra festività ebraica dello Yom Kippur vide gli arabi (in particolare gli egiziani nel Sinai) ottenere qualche successo iniziale prima di subire la schiacciante superiorità israeliana, le cui forze armate arrivarono a 100 km dal Cairo e soli 40 da Damasco.

Questa lunga premessa era doverosa, perché senza un contesto storico/geopolitico della situazione non si può capire la portata storica degli accordi di camp david e della pace israelo-egiziana.

Ma chi fu uno dei principali artefici di questa pace? Fu il presidente egiziano Anwar Sadat, colonnello dell’esercito scelto da Nasser come suo successore e presidente dell’Egitto durante la guerra dello Yom Kippur, fatto che lo rese noto nel mondo arabo come “l’eroe dell’attraversamento (del canale di Suez)”.

Nell’anno successivo alla guerra Sadat e la sua controparte israeliana, il primo ministro Rabin, firmarono dei trattati per la riapertura del canale di Suez, questi progetti rientravano in un’opera più grande volta a rivalutare la figura dell’Egitto nel mondo occidentale, fino ad allora legato per lo più all’URSS, in una di queste visite di stato Sadat incontrò papa Paolo VI al Vaticano; la visita di stato più clamorosa ebbe luogo tuttavia nel 1977, quando il presidente Egiziano si recò in visita ufficiale in Israele, si incontrò con il primo ministro Begin e tenne un discorso alla Knesset (il parlamento dello stato ebraico).

Ovviamente questa visita mandò su tutte le furie i musulmani integralisti dell’intero medio oriente, indignati dalla visita ufficiale del premier egiziano in Israele, ciò voleva dire infatti, indirettamente, che l’Egitto riconosceva l’esistenza dello stato ebraico.

Sadat non si fermò a questo, infatti l’anno successivo, nel 1978, il premier egiziano e Begin si incontrarono negli USA, più precisamente a camp David, dove discussero e firmarono gli accordi che da questa località prendono il loro nome, primo passo verso la creazione di un entità autonoma in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, oltre che verso la conclusione di un accordo di pace fra Israele e l’Egitto.

In seguito agli accordi di Camp David Begin e Sadat vennero premiati entrambi con il premio Nobel per la pace.

L’anno successivo, 1979, a Washington, venne finalmente siglato il trattato di pace tra Israele e l’Egitto, tale trattamento fece dell’Egitto il primo paese arabo a riconoscere ufficialmente l’esistenza di Israele, Israele dal canto suo si impegnava a ritirare le sue truppe dal Sinai, occupato fin dal 1967.

Inutile a dirsi tale trattato venne ostacolato ferocemente dagli altri paesi arabi e in generale da tutti i paesi a maggioranza musulmana; ostacolato sia dai pan-arabisti laici che dai musulmani integralisti, Sadat si ritrovò isolato ed il suo paese venne espulso dalla Lega Araba lo stesso anno. Ma la saggia mossa del presidente egiziano riuscì a riabilitare e migliorare i rapporti fra il suo paese e l’Occidente capitalista, rapporti (economici e non solo) che furono alla base della grande crescita economica che l’Egitto ebbe negli anni successivi.

La svolta pacifista e filo-occidentale del presidente piacque molto poco sia a molti degli alti ufficiali delle forze armate, sia a buona parte della popolazione, in particolar modo a quelle frange di estremisti religiosi che lo stesso Sadat aveva scarcerato (erano stati imprigionati da Nasser, laico e pan-arabista).

Il 6 ottobre 1981 un commando di islamisti attentò alla vita del presidente riuscendo ad assassinarlo durante una parata militare.

Finiva in maniera così triste la parabola del principale artefice di una relativa pace in medio oriente.

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