Responsabili e Irresponsabili, breve guida a una saga tutta italiana
- logosgiornale
- 29 gen 2021
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Inciuci, Trasformisti, Responsabili, Cambiacasacca, Grandi Intese, Contratto del Governo del Cambiamento, Franchi Tiratori,... quante volte abbiamo sentito questi termini? Questo lessico tutto nostrano indicante, con accezioni diverse e in stagioni differenti, lo stesso fenomeno, cioè la "mobilità" dei rappresentanti eletti italiani? In queste ore in cui la crisi di governo si dipana davanti ai nostri occhi vecchie e nuove terminologie sono emerse per esaltare o per mettere alla gogna pubblica quei parlamentari che decidono o decideranno di cambiare la propria appartenenza politica. Intendiamoci: ne hanno il pieno diritto. Il concetto di democrazia stesso prevede l'assoluta libertà per i parlamentari di esprimere le proprie posizioni politiche ed è sempre meglio avere un Parlamento di liberi pensatori che uno di "yes men" appiattiti sulla linea di partito. Si può anzi dire che l'Italia sia nata in questo modo: il Governo Cavour, quello che fece l'Italia per capirci, nacque infatti nel 1852 dall'accordo tra i liberale di Cavour e la sinistra storica di Rattazzi, in un accordo che prese il nome di "Connubio storico". Oggi forse gli avremmo dato degli inciucisti! La storia del Regno d'Italia prosegue con un evidente affinità al trasformismo: correnti e fazioni parlamentari, in un mondo ancora privo delle ideologie di massa novecentesche, sorgevano e calavano sotto l'abile mano di grandi manovratori e celebri equilibristi parlamentari, come Agostino Depretis e Giovanni Giolitti. L'allargamento del suffragio universale (maschile) nel 1912 segnò l'inizio della politica di massa e con essa il declino del manovrismo parlamentare, ma l'avvento del Fascismo ammazzò sul nascere l'ancora giovane democrazia italiana. Nel Dopoguerra la Prima Repubblica divenne sinonimo di trasformismo anche se in realtà i passaggi di partito furono limitati: questo perché i partiti novecenteschi erano dotati di una forte ideologia (comunismo, socialismo, cattolicesimo democratico) che rendeva difficile passare da un partito all'altro con naturalezza. I giochi parlamentari avvenivano semmai tra correnti di uno stesso partito, in particolare con la Democrazia Cristiana e, in maniera minore, con gli altri membri del Pentapartito, a cominciare dai socialisti. La DC, soprannominata "la balena bianca" per la sua mole elettorale e la sua apparente inerzia politica, ospitò al suo interno un complesso gioco di correnti in costante gara fra loro che diedero vita a un clientelismo dilagante. Ma anche allora il trasformismo vero e proprio era quasi sconosciuto. Fu con la nascita della Seconda Repubblica, fondata su un sistema maggioritario o semi-maggioritario, che i cambi di casacca parlamentari divennero evidenti e leggendari: in un sistema elettorale che favoriva la nascita e l'alternarsi di due schieramenti divenne frequente per gruppi di parlamentari muoversi da una sponda all'altra approfittando della morte delle ideologie novecentesche. A ciò si aggiungeva il fatto che in realtà gli schieramenti "maggioritari" avevano ben poco di maggioritario, essendo composti unicamente dall'ammucchiata delle vecchie fazioni del proporzionale: democristiani di destra, socialisti craxiani, ex fascisti missini, ex liberali e centristi vari a destra, ex comunisti, alcuni socialisti, democristiani di sinistra e alcuni centristi a sinistra. Il tentativo poi di mascherare questa eterogeneità fondendo queste fazioni in due partiti principali (PdL a destra, PD a sinistra) non sono bastati ad assicurare la stabilità del sistema. Alle prime elezioni della Seconda Repubblica, il suo battesimo del fuoco, videro nel 1994 la vittoria del Polo del Buon Governo di Silvio Berlusconi: questa stessa alleanza, composta dalla liberal-conservatrice Forza Italia, dalla secessionista Lega Nord e della centralista Alleanza Nazionale, nasceva già male assortita e dopo pochi mesi crollò per contrasti tra la Lega e AN. Piuttosto che sciogliere le Camere a così poca distanza dal voto precedente il Presidente Scalfaro diede una possibilità al Parlamento e fu allora che un primo gruppo di parlamentari guidati dal Ministro dell'Economia Lamberto Dini si scissero da Forza Italia e negoziarono un nuovo governo col centrosinistra con lo stesso Dini a capo (il famoso "ribaltone"). Passata la riforma delle pensioni, Dini si dimise e alle nuove elezioni del 1996 vinse il centrosinistra, che si presentava con una coalizione chiamata L'Ulivo che andava da ex democristiani di destra ed ex forzisti come Dini fino a Riforndazione Comunista. Dopo appena due anni però fu la stessa Rifondazione, dopo mesi di attacchi al loro stesso governo, ha togliere l'appoggio al Governo Prodi e a determinarne la caduta. Fu a quel punto il senatore a vita ed ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga a formare un gruppo raccogliticcio ("gli straccioni di Valmy" fu soprannominato in riferimento all'esercito rivoluzionario francese) che sostituì Rifondazione e diede vita a ben due governi di seguito. Partitini al 2% che fanno crollare governi dal nulla, fantomatici gruppi parlamentari di centristi che salvano l'esecutivo,... inizia a suonarvi familiare? Berlusconi ritornò al potere nel 2001 ma quattro anni dopo dovette dimettersi quando l'UdC scatenò una crisi di governo per allargare il proprio peso in maggioranza: Berlusconi però riuscì a riottenere l'incarico, cioè fece il Berlusconi Ter. Nel 2006 il centrosinistra rivinse le elezioni, di nuovo guidato da Prodi (che intanto era stato Presidente della Commissione Europea con un discreto successo), di nuovo alla testa di una coalizione che chiamarla variegata sarebbe un eufemismo. Dopo altri due anni il Prodi II cadde nuovamente sotto l'attacco incrociato di Rifondazione di Bertinotti e dell'UDEUR di Clemente Mastella, recentemente tornato agli onori delle cronache. A dare una grande mano fu anche il centrodestra, che corruppe alcuni senatori della maggioranza affinché votassero la sfiducia al governo (Caso De Gregorio, per il quale il Senatore Sergio De Gregorio ha patteggiato dichiarandosi colpevole mentre Silvio Berlusconi è stato condannato a tre anni di carcere, ma caduti in prescrizione). Ma allora la crisi fu irrisolvibile: i mandati esplorativi e le mediazioni non servirono e le elezioni anticipate combattute da un centrosinistra diviso e litigioso riconsegnarono la vittoria al centrodestra. Per poco però: il Berlusconi IV si caratterizzò per i crescenti scandali riguardanti il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, gli scontri tra questi e il suo vice Gianfranco Fini e il forte peggioramento delle condizioni economiche dei conti italiani. Nel 2010 Fini lasciò il governo (o meglio, venne espulso da Berlusconi) e il governo perse la sua maggioranza: al momento della fiducia però un gruppo di parlamentari eletti col centrosinistra, guidati dai famigerati Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, votarono a favore per salvarsi il vitalizio, costituendo addirittura un gruppo chiamato, guarda caso, Movimento di Responsabilità Nazionale e salvando il governo. Ma la crisi economica minò questa raccogliticcia e dubbia maggioranza finché nel 2011 Berlusconi dovette dimettersi quando una parte della legge di bilancio non ottenne il voto del Parlamento. Fu allora il tempo delle Grandi Intese, in cui centrodestra e centrosinistra votarono assieme il governo tecnico di Mario Monti affinché sanasse i conti disastrati dello stato italiano.

Razzi e Scilipoti, da allora assurti a sinonimo del trasformismo parlamentare
Alle successive elezioni il parlamento si ritrovò bloccato in uno stallo tra centrodestra, centrosinistra e i neonati 5 Stelle, che allora fecero fortuna come quelli che non avevano mai partecipato ai giochi di palazzo sopracitati. I primi due allora si risolsero a continuare le Grandi Intese, rieleggendo Giorgio Napolitano al Colle e formando prima il Governo Letta e poi il Governo Renzi. Quest'ultimo, e il successivo Governo Gentiloni, si fondarono quasi unicamente sul trasformismo, poiché, quando Berlusconi si ritirò dalla coalizione, Renzi convinse, per mezzo del senatore Denis Verdini, oggi carcerato a causa di corruzione e logge eversive, una parte del centrodestra a separarsi da Forza Italia e rimanere come "stampella" del suo governo. Si arrivò così alle ultime elezioni, nel 2018: nuovamente nessuno dei tre blocchi prevalse sugli altri in maniera decisiva e così il nuovo leader della Destra, Matteo Salvini, negoziò una coalizione tra il suo partito, la Lega, e il Movimento 5 Stelle (Conte I) che durò finché lo stesso Salvini non volle staccare la spina nell'estate 2019. Allora, neanche un anno e mezzo fa, fu proprio Renzi, e con lui il PD, a stringere un accordo con i 5 Stelle per formare una nuova maggioranza (Conte II), paradossalmente poco prima che Renzi stesso si scindesse dal PD per creare un suo partito personale. E si arriva così alla crisi di oggi: Italia Viva che si ritira dal governo, Conte costretto a dimettersi, consultazioni, ricerca spasmodica di parlamentari disponibili a formare una maggioranza... Come si è visto, niente di nuovo sotto il sole bensì qualcosa di già visto e rivisto. Stupisce anzi che molti protagonisti e commentatori si scandalizzino per la vicenda dei "Responsabili": se nel Vangelo c'è scritto "Chi è senza peccato scagli la prima pietra", a chi spetterebbe tale onore? A Renzi, leader di un partito di cambiacasacca scissosi dal PD, che ha governato per tre anni con trasformisti e pregiudicati della peggior destra? A Berlusconi, che corruppe senatori altrui nel 2007, usò i "responsabili" nel 2010 e fece tre governi di larghe intese? Alla Meloni, che del governo dei responsabili (Berlusconi IV) fece parte e che poi votò a favore del Governo Monti? A Salvini, che votò la fiducia al Berlusconi IV e poi abbandonò la sua stessa coalizione per fare un patto con vituperati 5 Stelle? Alla Bonino, che fu eletta in Forza Italia e ricoprì alti incarichi nel centrodestra? A Calenda, che fu eletto con Scelta Civica, passò al PD e fondò poi un suo partito non appena fu eletto europarlamentare? Anche PD e 5 Stelle non sono stati da meno, come abbiamo visto, anche se per ora sfuggono all'elenco delle ipocrisie in quanto attuali promotori dell'operazione "Responsabili".
Quando si parla di un problema è bene soffermarsi un momento anche sulle possibili soluzioni. Il maggioritario si è dimostrato una falsa medicina: negli ultimi decenni (dal 1994 al 2018) l'Italia ha votato con leggi elettorali in tutto o nella maggior parte maggioritarie e questo non ha migliorato la stabilità dei governi né ha contrastato il trasformismo. Va inoltre ricordato come gli italiani abbiano respinto seccamente le riforme costituzionali (nel 2005 e nel 2016) che cercavano di istituire un sistema fortemente maggioritario. Un primo passo avanti si è verificato col taglio dei parlamentari: in futuro, a ranghi ridotti, sarà più facile monitorare i singoli senatori e deputati. A questo passo dovrebbe aggiungersene un altro, attualmente in discussione (Legge Fornaro): la Sfiducia Costruttiva. Questo istituto giuridico, in uso in molti paesi europei come Spagna e Germania, prevede che un governo possa essere sfiduciato e rimosso dall'incarico soltanto se nella stessa mozione di sfiducia la maggioranza dei parlamentari vota la fiducia a un nuovo governo. In pratica questo elimina di colpo tutta la melina, le consultazioni, il tira e molla e l'imbarazzante pantomima delle crisi di governo. Se la mozione passa il governo in carica viene sfiduciato e si dimette e viene subito sostituito dal nuovo governo a cui il Parlamento ha già dato la fiducia nella suddetta mozione. Altrimenti il governo in carica rimane in carica pienamente operativo. Questa riforma costituzionale fa parte del pacchetto di correzioni istituzionali concordate dai vari partiti dopo il taglio dei parlamentari e attualmente è bloccata in Parlamento a causa dell'attuale crisi politica, insieme naturalmente a molti altri importanti provvedimenti: i futuri Decreti Ristori, il Recovery Plan, le prossime proroghe della cassa integrazione, la legge elettorale, il piano per la riapertura delle scuole, la strategia sanitaria, il piano di distribuzione vaccinale...
Così, parlando di Responsabili che chiudono le crisi e Irresponsabili che le aprono, chissà che dopo centosessant'anni di trasformismo non sia davvero il caso che la nostra classe dirigente faccia quello per cui l'abbiamo eletta e dimostri un po' di "responsabilità"...

Sanga da Baskerville





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