Il 25 dicembre per la nostra società rappresenta solo una cosa: il Natale. La festa della natalità del Cristo è la più celebrata in tutto il mondo, ma, come si è iniziato a vedere nell’articolo precedente, le sue radici arrivano dal mondo pagano romano. Questo giorno non è stato particolarmente importante per il popolo romano per secoli, ma con l’ascesa dell’importanza del dio Sole, crebbe di pari passo anche quella del 25 dicembre. Ciò è dovuto al fatto che nel calendario romano tale data corrispondeva con il giorno con meno luce dell’anno e da qui in poi le giornate si “allungavano” lentamente. Col passare dei secoli il dio Sole divenne quello più importante di tutto il pantheon romano e acquisì l’epiteto di Invictus (invitto) poiché era l’astro che moriva ogni giorno per poi risorgere illuminando il globo. Nel 274 d.C. l’imperatore Aureliano scelse quindi proprio il 25 dicembre per celebrare il dio chiamandolo il dies natalis Solis Invicti ed in suo onore si tenevano dei giochi.
Passò circa un altro secolo e oramai i culti più importanti nei confini dell’impero erano principalmente due: quello del Sole e quello di Gesù. Fu così che nel 336 d.C. abbiamo la prima prova del festeggiamento del Natale cristiano dove i fedeli cambiarono la data di nascita del Messia, che probabilmente era in estate, per farla coincidere con la festività più sentita dai romani e così l’immagine di Gesù si fuse con quella del Sole. Ovviamente stiamo parlando di una fusione letta in chiave cristiana che quindi non si fondeva ad un dio pagano e demoniaco, ma dove il Nazareno rappresentava l’unica e sola luce che illuminava il mondo intero. A sostegno di tale tesi ovviamente non mancavano i teologi che trovarono la giustificazione di tale cambiamento in alcuni versi biblici nei quali il Cristo dice: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.” (Giovanni, 8,12).
Le motivazioni che hanno portato alla cristianizzazione di tutto l’impero sono molteplici, complesse e non adatte a questa sede, ma possiamo affermare che per i credenti del dio Sole fu molto facile accogliere questo nuovo dio principalmente per tre ragioni: le religioni politeiste sono propense ad assimilare facilmente nuove divinità aggiungendole senza contraddizioni nel proprio pantheon; quest'associazione tra le due divinità allontanava il Nazareno dall'immagine dell'ebreo (religione detestata a Roma) e lo avvicinava ad una divinità più classica; infine la domenica era stata rinominata il dies Solis divenendo così un giorno sacro e, vedendo che anche i cristiani veneravano tale giorno, i fedeli del Sole erano convinti che anche la nuova setta ebraica fosse una seguace del loro dio. Ovviamente non era così, poiché la religione cristiana non ammette alcun dio all’infuori del suo e per loro la domenica era il dies dominicus (il giorno del signore), dal quale deriva il nome odierno di tale giornata.
Durante la lunga (addirittura financo secoli dopo la caduta dell’impero) assimilazione del Messia con il Sole si nota chiaramente una trasformazione dell’iconografia del salvatore cristiano che inizia ad essere raffigurato con una corona di raggi solari sul capo, tipica rappresentazione del dio Sole, che diverranno le aureole cristiane.
Nonostante ben poco ci sia rimasto di questa festività possiamo vedere ancora delle sue influenze in alcune nazioni come l’Inghilterra e in tutto il mondo anglosassone che ancora oggi chiamano la domenica Sunday ovvero il giorno del Sole.
Insomma credo sia chiaro ed evidente che unendo gli ingredienti del dies natalis Solis Invicti con quelli dei Saturnalia (trattati nell'articolo precedente) e lasciando riposare il tutto per svariati secoli si sia dato origine alle festività natalizie odierne, dimostrando ancora una volta le parole di Cicerone “Non conoscere che cosa sia accaduto prima di essere nati significa essere sempre un bambino” (Orator, XXXIV,120).
Bacchus
Riferimenti bibliografici:
-Un anno nell’antica Roma, N. F. Marqués
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