Tra poco più di tre settimane, il 26 settembre, la Germania sarà chiamata alle urne per rinnovare il suo parlamento federale, il Bundestag, e soprattutto per scegliere un successore (quanto degno sarà da vedere) di Angela Merkel, la Cancelliera al potere dal 2005 e spesso dipinta come il dominus della politica europea. Scelte epocali e controverse, dall'austerità perseguita nel primo decennio post-recessione alla decisione di accogliere milioni di profughi durante la crisi siriana, dal cinico accordo con la Turchia di Erdogan per bloccare contenere i successivi migranti nei campi profughi turchi alla decisione, maturata solo dopo un ripensamento e forti pressioni dei suoi partner europei, in primis Italia, Spagna e Francia, di dare il via libera al Recovery Fund, oltre a uno dei più lunghi cancellierati della storia tedesca, le hanno conferito un ruolo da protagonista indiscussa della scena politica del suo paese e anche del continente europeo.
Ma chi ambisce a succedere al colei che i tedeschi hanno affettuosamente soprannominato "Mutti"?
La formazione della Merkel, l'Unione Cristiano-Democratica (CDU), una federazione tra il Partito Cristiano-Democratico tedesco e il Partito Cristiano-Sociale bavarese e principale rappresentante del centrodestra tedesco, ha scelto dopo combattute primarie il Governatore della popolosa regione del Nord Reno-Vestfalia Armin Laschet. 60 anni, cattolico, padre di tre figli, Laschet è rappresentante della corrente più moderata della CDU, quella più in continuità con il cancellierato Merkel. Alle primarie ha prevalso di poco contro il più conservatore Friedrich Merz, che correva invece come una sorta di anti-Merkel più vicino alle istanze della destra reazionaria, ma dopo la vittoria ha cercato di agire collegialmente tanto da concedere a Merz e ai suoi sostenitori posizioni importanti nelle liste elettorali (la più controversa quella dell'ex direttore dei servizi segreti Maaßen, considerato vicino ad ambienti neo-nazisti). Laschet, che parla fluentemente il francese, è un grande sostenitore dell'integrazione europea, aperto all'introduzione degli Eurobond fin dai tempi della crisi del debito greca e favorevole a una svolta federale dell'Unione Europea. Egli è stato accusato di avere un approccio morbido e conciliante verso la Russia e la Cina, nonostante sia favorevole ad aumentare la spesa militare. É stato criticato anche per la vaghezza dei suoi piani per combattere il cambiamento climatico e proprio sul posto delle disastrose alluvioni estive che quest'anno hanno ucciso centinaia di persone in Germania ha commesso la sua peggior gaffe, mettendosi a ridere e a scherzare mentre il Presidente della Repubblica tedesca Steinmaier teneva la commemorazione delle vittime, non sapendo di essere inquadrato. Laschet, giudicato un candidato poco carismatico, è stato il più aggressivo nei dibattiti finora, forse proprio per recuperare il grave tracollo della CDU, attualmente data in caduta libera sotto il 20% in quello che sarebbe il peggior risultato della sua storia.
La grande sorpresa di queste elezioni dovevano essere i Verdi ma una serie di attacchi ben calibrati e passi falsi hanno azzoppato l'ascesa degli ambientalisti.I Grünen, come sono chiamati in Germania, erano dati come favoriti questa estate, incarnando quel desiderio di cambiamento dopo lo scolorimento dei partiti maggiori seguito ad anni di grandi coalizioni tra destra e sinistra ma, dopo aver sfiorato il 22% a giugno, sono calati bruscamente e ora languiscono nei sondaggi poco sopra il 16%. La loro candidata alla Cancelleria, la prima nella storia del partito, Annalena Baerbock, 41 anni a dicembre, madre di due figli, è stata pesantemente criticata per aver apparentemente copiato alcune frasi in certe sue pubblicazioni e per la sua scarsa esperienza politica. Le proposte degli ambientalisti di porre fine all'austerità per stanziare nuove risorse per il welfare e la transizione energetica, anche se molto apprezzate nei vicini paesi europei, sono state martellate dai loro avversari come irrealizzabili. Anche lei ha fatto scintille durante l'ultimo dibattito, scambiandosi cannonate soprattutto con Laschet e attaccando a testa bassa l'immobilismo dei conservatori sulla questione climatica e sulla necessità di una seria riforma economica nel mondo post-Covid. I Verdi propongono anche una politica più solidale in Europa, mediante la rinuncia alla passata austerità e un maggior impegno sul tema migranti, e una linea più dura con la Russia, a partire dalla rinuncia dell'oleodotto North Stream tra Mosca e Berlino.
Il terzo incomodo si sta rivelando la vera sorpresa di queste elezioni: il Partito SocialDemocratico (SPD) era dato praticamente per morto, schiacciato all'opposizione dalla CDU della Merkel per anni e poi costretto a negoziare una coalizione "di larghe intese" con lei che aveva fatto fuggire una moltitudine di elettori stanchi di essere diventati la stampella dei cristiano-democratici. La situazione pareva ulteriormente ingarbugliatasi dopo che alle ultime primarie l'ala sinistra dei socialdemocratici era finalmente riuscita a vincere la battaglia per il controllo del partito facendo leva sull'insofferenza verso la linea Merkel e sui disastri elettorali degli ultimi anni ma invece la dirigenza dell'SPD è riuscita a risollevarsi con un'intelligente strategia di unità interna: i nuovi dirigenti infatti hanno offerto il posto di candidato alla cancelleria a Olaf Scholz, attuale Vice-Cancelliere e Ministro delle Finanze del Governo Merkel, ironia della sorte il capofila dei moderati centristi pro-Grande Coalizione e il candidato sconfitto alle primarie stesse, a patto che Scholz accettasse di fare campagna elettorale con le proposte della sinistra del partito, per esempio aumentare il salario minimo e istituire una tassa dell'1% sui super-ricchi. 63 anni, sposato senza figli, ex sindaco di Amburgo, Scholz vanta una grande esperienza pluri-decennale che, ritenuta inizialmente un handicap, si è invece rivelata l'asse nella manica davanti a due avversari che a furia di voler intercettare il vento del cambiamento hanno pregiudicato le proprie credenziali di politici "esperti nel governare. Al contrario Scholz sembra essere riuscito a porsi come l'erede più competente e professionale della Merkel (ribadisce spesso nei dibattiti e nelle interviste che lui è l'unico contendente a lavorare al suo fianco tutti i giorni) e contemporaneamente a intercettare il desiderio di cambiamento con un programma di sinistra. I sondaggi lo premiano e la SPD è passata in neanche un mese dal terzo al primo posto, sfiorando ormai il 30% come mai dopo il 2005.
Ci sono poi i partiti minori: il Partito LiberalDemocratico (FDP), di ideologia liberista e pro-austerità, la formazione nazionalista (tanto da attualmente sotto sorveglianza dai servizi segreti per infiltrazioni neo-naziste) Alternative per la Germania (AfD) e il movimento La Sinistra (Die Linke), di ispirazione socialista. Dati rispettivamente al 12%, all'11% e al 7%, nessuno di loro può ambire al posto di Cancelliere ma possono far parte della coalizione che sosterrà il prossimo, a parte per l'AfD sul quale pesa il veto di esclusione da parte di tutti gli altri partiti come parte dell'arco costituzionale che tiene fuori l'estrema destra dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Considerando i sondaggi e l'incompatibilità tra le posizioni pro-austerità dell'FDP con quelle pro-welfare dei Verdi e dei socialdemocratici (già nel 2017 le trattative fallirono per questo), attualmente ci sono due scenari possibili per le elezioni: una Grande "Coalizione Kenya" nera-rossa-verde tra CDU, SPD e ambientalisti, con il partito più votato tra i tre che ricopre l'incarico di Cancelliere, oppure un'inedita (almeno a livello nazionale, visto che a quello regionale è giù praticata) alleanza rossa-rossa-verde tra socialdemocratici, Verdi e la Linke (la prima opzione appare più probabile però).
Chiunque prevalga avrà un forte impatto sul futuro della Germania e dei paesi dell'Unione Europea, in un decennio che si è appena aperto ma già si prospetta come decisivo per lo sviluppo della costruzione europea e per la lotta al cambiamento climatico. Per questo il prossimo voto in Germania resta un'elezione da guardare certamente da vicino.
Federico di Baskerville
Nota: per la realizzazione dell'articolo si è attinto a vari articoli di media nazionali e internazionali, tra i quali The Guardian, Internazionale, Huffington Post, TPI.
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