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AUKUS, Biden rilancia la sfida alla Cina


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Da sinistra, il britannico Boris Johnson, l'americano Joe Biden e l'australiano Scott Morrison, gli autori della nuova alleanza AUKUS

Non poteva essere un fulmine più a ciel sereno. L'annuncio della nuova intesa militare tra Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti, negoziata in gran segreto e denominata AUKUS (Australia-United Kingdom-United States), è segno di un evidente cambio di passo della geopolitica globale e non in una direzione rassicurante.

Il patto prevede una cooperazione militare rafforzata tra i tre paesi di lingua e cultura anglosassone e in particolare la costruzione di sottomarini nucleari da parte dell'Australia con la fondamentale assistenza degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. L'aggiunta della propulsione nucleare permetterà alla Marina militare australiana di aumentare le proprie capacità offensive: un sottomarino atomico infatti non ha bisogno di rifornirsi di combustile quindi può restare in immersione per più tempo e quindi coprire distanze maggiori. Inoltre è molto più silenzioso e presenta quindi il vantaggio di potersi avvicinare quasi indisturbato alle coste avversarie per lanciare attacchi a sorpresa (chiunque abbia mai visto Caccia a Ottobre Rosso sa di cosa stiamo parlando). E ci sono pochi dubbi su chi sia il bersaglio di queste nuove capacità offensive, cioè la Cina le cui coste affacciate sul Mar Cinese meridionale improvvisamente diventano a portata della Marina australiana: il Segretario della Difesa americano Lloyd Austin e il presidente della commissione della difesa britannica Tom Tugendhat l'hanno detto chiaramente, così come diversi esponenti del governo australiano. L'editorialista di Canberra Cameron Stuart ha lodato l'acquisizione delle nuove unità perché "aumenteranno la deterrenza contro la Cina" e i leader cinesi dovranno pensarci due volte prima di muovere guerra all'Australia.

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Un sottomarino nucleare è in grado di lanciare missili contro decine di bersagli praticamente indisturbato. Per questo è spesso ritenuto un'arma da "primo attacco", cioè per un attacco a sorpresa.

Ma leggendo le furiose reazioni di Pechino, dove l'accordo è stato interpretato come un'alleanza militare aggressivamente anti-cinese, non sembra che l'effetto sia stato quello voluto: le autorità cinesi minacciano apertamente l'Australia, promettendo spietate rappresaglie se intraprenderà azioni militari nei suoi confronti. Insomma, se lo scopo era evitare che l'Australia si trasformasse nella prima linea di un'eventuale guerra sino-americana pare fallito in partenza.

La rabbia cinese suona comprensibile e per capirlo basta fare un esempio inverso: immaginiamo per un momento cosa sarebbe successo se, al contrario, fosse stata la Cina ad annunciare di aver concluso un'alleanza militare "anti-americana" con, chessò, il Venezuela e avesse accettato di fornire sottomarini nucleari al governo di Caracas per "penetrare" nel Golfo del Messico e poter "esercitare deterrenza", cioè minacciare, le coste statunitensi. Probabilmente i nostri media sarebbero esplosi nel condannare la Cina come una nazione aggressiva e nemica della pace, gli Stati Uniti avrebbero dichiarato lo stato di emergenza e avrebbero imposto un blocco al Venezuela per impedire la consegna dei sottomarini, fino a giungere a un passo dalla Terza Guerra Mondiale. Non è fantascienza, non è speculazione, è quello che storicamente è avvenuto durante la Crisi dei Missili di Cuba del 1962, che (guarda caso) era stata provocata da Mosca in reazione al dispiegamento di testate nucleari USA nella confinante Turchia.

Se poi voleva essere un modo per compattare i paesi dell'area contro la Cina non si può dire sia stato un successo neanche in questo caso: la Nuova Zelanda ha ribadito la sua non aderenza e ha precisato che a qualunque nave a propulsione nucleare, i futuri sottomarini australiani inclusi, sarà negato l'accesso delle acque territoriali neozelandesi; l'Indonesia, dopo essersi accorta di essere geograficamente proprio in mezzo tra Cina e Australia, si è affrettata a precisare che lei non ha alcun dissidio con Pechino.

Anche i paesi della NATO sembrano molto divisi: in primis la Francia, furibonda perché con l'AUKUS l'Australia si rimangia un accordo già firmato con Parigi per la fornitura di sottomarini non nucleari, ma più in generale l'Europa tutta, ancora una volta ignorata e lasciata all'oscuro dalle mosse dell'alleato d'oltreoceano. Dopo l'Afghanistan, dove il ritiro unilaterale USA sulla base di un accordo negoziate in solitaria con i Talebani ha portato a un'evacuazione caotica e umiliante, ancora una volta Washington non rispetta i suoi doveri di alleato e mette davanti gli europei al fatto compiuto. L'unica conclusione possibile è che la leadership americana (a prescindere dalle differenze di partito) nutra sfiducia nei confronti degli alleati europei, probabilmente perché sospetta che il Vecchio Continente non sia esattamente a suo agio con il nuovo obbiettivo dei vertici statunitensi: una nuova Guerra Fredda, diretta stavolta contro la Cina.

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L'ingresso degli USA nella regione indo-pacifica in contrapposizione alla Cina sta spingendo i paesi dell'area a dividersi in blocchi sempre più contrapposti

Si spiega così l'attivismo di Washington in estremo oriente (prima il lancio dell'accordo Quad tra USA, India, Giappone e Australia, ora l'AUKUS) come il tentativo di replicare la strategia messa in campo a suo tempo contro l'Unione Sovietica, cioè il "contenimento" della superpotenza avversaria tramite delle alleanze militari che la accerchino e progressivamente la soffochino. Ma suona come una tattica vecchia e obsoleta, che si illude di poter ri-dividere in blocchi ideologici tenuti assieme dal terrore un mondo ormai globalizzato e interconnesso.

A guardarla più da vicino, l'AUKUS sembra un'alleanza fondata sull'umiliazione e sulla debolezza che su una dimostrazione di forza:

- la debolezza del Presidente americano Biden, con la reputazione a pezzi dopo la debacle afghana e quattro anni di caotica presidenza Trump, alla guida di una nazione che non riesce a uscire dalla sua spirale di crisi economica e sociale e che, anzi, trova paradossalmente proprio in questo l'idea di aumentare lo scontro con gli altri paesi del mondo nel tentativo di convincersi di essere "ancora nel giro" delle superpotenze.

- la debolezza del Primo Ministro britannico Johnson, alla guida di un paese reduce da una Brexit di cui lui è stato la guida e che non si è rivelata come l'albero della cuccagna di prosperità commerciale e potenza militare sperato, anzi ha portato a un declino dell'influenza economica e diplomatica nel mondo, declino che BoJo cerca di coprire con questi sfoggi di diplomazia bellicosa.

- la debolezza del Premier australiano Morrison, un evangelico ultra-conservatore ma poco carismatico, negazionista climatico convinto umiliato davanti all'opinione pubblica dopo essere andato alle Hawaii mentre il paese era divorato dagli incedi, in difficoltà sulla gestione Covid e in vista delle elezioni che si terranno l'anno prossimo.

É un'alleanza che puzza di quattrini anche, dei circa 90 miliardi di dollari che l'Australia pagherà agli Stati Uniti per i sottomarini, soldi che finiranno dritti dritti nelle tasche delle grandi industrie degli armamenti vicine al Pentagono e cui il comando militare USA appalta questo genere di transazioni. E puzza anche dei quattrini che verrano sborsati per pagare le armi americane che altri paesi inevitabilmente saranno indotti a comprare quando la Cina risponderà a quella che percepisce come un'aggressione nei suoi confronti con altre manovre militari, manovre che naturalmente saranno presentate come la prova delle minacce cinesi ai paesi vicini.

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Una visione distorta che sminuisce la potenza americana e accresce quella cinese rischia di trascinare gli Stati Uniti in un conflitto pericoloso e inutile

Oggi è un punto abbastanza assodato della Geopolitica ritenere che la creazione della NATO da parte degli Stati Uniti nel 1949 abbia giocato un ruolo centrale nell'indurre l'Unione Sovietica, che lo percepì come una minaccia nei suoi confronti, a rilanciare il riarmo, fino alla creazione di una sua alleanza militare contrapposta all'alleanza atlantica, il Patto di Varsavia del 1955, e con esso allo scoppio della Guerra Fredda.

Ma forse dovremmo chiamarla "Prima Guerra Fredda" perché gli Stati Uniti, con il loro AUKUS, potrebbero appena aver fatto scoppiare la seconda...


Sanga da Baskerville


Note: per la realizzazione del presente articolo si è attinto a varie fonti, nazionali e internazionali, tra cui Huffington Post, Internazionale, The Guardian, Domani.

 
 
 

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